Gesù disse:” Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli».” Luca 22: 31-32
Un senso di fallimento può essere devastante. Probabilmente ognuno di noi lo sperimenta a volte – nelle relazioni personali con le persone, nel servizio a Cristo e soprattutto nell’entusiasmante ciclo della vita medica. Questo tende a farti abbattere quando succede? Quindi ricorda cosa è successo a Simone Pietro e riprendi coraggio. Stai fermo e ascolta. Il fallimento non è la fine.
Pietro ha fallito infatti, follemente e miseramente. Negò apertamente di conoscere il suo Maestro, contrariamente a quanto vantasse. E si pentì amaramente. Quanta angoscia sperimentò quando vide Gesù crocifisso e messo nella tomba non lo possiamo sapere. Ma nonostante tutto, non possiamo dubitare che nel profondo (come Gesù aveva pregato) la sua fede non avesse fallito. Poi vide la tomba vuota, e più tardi il Signore gli apparve (Luca 24:34). Anche se non sappiamo nulla di quell’incontro, la speranza deve essere ritornata, la speranza di riportare ad ardere la brace della fede. Con la chiamata di Gesù all’amore, fatta tre volte in corrispondenza delle tre negazioni di Pietro (Giovanni 21, 15-17), la fede scoppiò in fiamme.
Molti tipi di errori arrivano nelle nostre vite. Un fallimento medico, un tragico errore, un consiglio frainteso, un intervento chirurgico mal giudicato, una mancanza per inesperienza, stanchezza o stress (chi più ne ha più ne metta) – può colpire fortemente un medico. Come cristiani possiamo vederlo come disonore al nostro Signore (e fallire con Lui, anche se in modo diverso, così come fece Pietro) e tradire la fiducia delle persone. Non possiamo, anzi non dobbiamo, metterlo da parte. Deve essere affrontato. Tutto ciò che deve essere fatto per raccogliere i pezzi. Poi dobbiamo andare avanti – con umiltà certamente, ma più saggi, più tolleranti ai fallimenti degli altri e meglio equipaggiati per aiutarli quando ne hanno bisogno. Dovremmo aver imparato che, come Gesù ha insegnato così dolcemente a Pietro, il fallimento non è la fine.
“No, ma tu ci conosci, Signore Cristo, tu lo sai,
Bene tu ricordi la nostra debole struttura,
Tu puoi concepire il nostro più alto e il nostro più basso,
Impulsi di nobiltà e dolori di vergogna.” F W H Meyers, St Paul
Ulteriori letture: Luca 22: 31-34, 54-62. Giovanni 21, 15-19.
Tratto da CMF UK: https://www.cmf.org.uk/doctors/devotion/?id=devotion&day=30&month=8
Traduzione a cura di Joao Vitor Nardi