Gesù gli disse: “… che t’importa? Tu, seguimi’. Giovanni 21:22
Nella scena finale del vangelo di Giovanni Gesù e Pietro hanno parlato intimamente. Loro chiariscono l’amore di Pietro e Gesù sfida Pietro ad aiutare i credenti. Gesù predice quindi la morte di Pietro. Pietro, distratto dalla presenza di Giovanni, cambia argomento chiedendo a Gesù del destino di Giovanni. Con amore ma con decisione Gesù reindirizza Pietro all’impegno personale. La menzione di Giovanni è irrilevante per quanto riguarda la dedizione di Pietro. Dirigendo Pietro alla responsabilità individuale Gesù dice: “Tu, seguimi”. Tra le molte distrazioni della vita del ventesimo secolo Gesù ci chiama ancora, individualmente, ad un impegno personale.
Nel corso della formazione medica, siamo ripetutamente sottoposti ad una valutazione in comparazione ai nostri colleghi. Alcuni esami e altri test di qualificazione vengono superati non raggiungendo un particolare livello di conoscenza, ma riuscendo a farli meglio di una certa percentuale di altri esaminati. I sistemi legali, ad esempio in America, determinano l’adeguatezza delle cure mediche in comparazione agli standard più comunemente praticati. In realtà la valutazione comparativa è un mezzo molto diffuso per giudicare l’attività umana.
Ma la comparazione è sufficiente? Quando Pietro ha provato a confrontarsi con Giovanni Gesù ha reindirizzato Pietro per guardare solo su sé stesso. Dio non ci chiama semplicemente per agire così come i nostri colleghi. Ci chiede di agire come ha fatto Lui. “Siate perfetti” Gesù disse ai suoi seguaci, “come è perfetto il Padre vostro celeste”. Essere “buono” per gli standard comparativi non solo non è all’altezza della vera chiamata di Dio per noi, ma ci priva anche della ricompensa eterna. Dovremmo andare bene come Dio ci dirige, cercando da Dio la forza e accettando i complimenti di Dio. Dovremmo fare il nostro lavoro “di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini”.
Lungo il percorso del nostro pellegrinaggio spirituale, tuttavia, il confronto umano serve a uno scopo utile. Possiamo usare gli individui di Dio come modelli di riferimento ed esempi. Quindi, mentre Paolo seguiva Cristo, poteva incoraggiare gli altri a seguirlo. Gli esempi umani possono stimolarci nella nostra ricerca della somiglianza a Cristo.
In mezzo a una società piena di paragoni e relativismo, Dio ci chiama alla perfezione. Tentati a costruire il nostro ego confrontandoci con gli altri, Lui ci chiede di concentrarci solo su di Lui. E quando ci sentiamo stanchi mentre lo seguiamo, ci incoraggia con la sua forza e presenza costante. Come lo scrittore di Ebrei ci ha sfidato: “Deponiamo ogni peso e peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù”.
Aiutaci Signore, ad essere consapevoli delle tue parole:
“Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa è la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa.
Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano.” (Matteo 7: 13-14)
Ulteriori letture: Giovanni 21: 15-22. Matteo 5: 44-6: 8. 1 Corinzi 10: 32-11, 11: 2.
Tratto da https://www.cmf.org.uk/doctors/devotion/?id=devotion&day=2&month=10
Traduzione a cura di Joao Vitor Nardi