Danika Leung ha recentemente completato la specializzazione in cure palliative, in Canada.
Nei miei primi anni di università, ho fatto amicizia con Elaine. [1] Le era appena stato diagnosticato un carcinoma polmonare metastatico e stava cercando speranza, pace e significato di fronte alla sua malattia terminale. Non aveva alcun background spirituale, ma aveva visto la nostra chiesa pubblicizzare un “Corso Alpha” ed è entrata. Poco tempo dopo, è arrivata alla salvezza per fede in Gesù Cristo e ha terminato il suo percorso di vita senza alcuna paura o senso di colpa. Il servizio per la “Celebrazione della vita” di Elaine nella nostra chiesa, includeva un video da lei registrato prima della sua morte. In questo video, ha condiviso che non avrebbe mai scambiato il suo tumore con nient’altro, perché tramite esso ha potuto conoscere Gesù Cristo.
Mentre guardavo il suo video, ho sentito il Signore dire al mio cuore “Danika, nei 20 anni in cui tu hai frequentato questa chiesa, mai come oggi sono entrati così tanti non credenti per ascoltare il vangelo per la prima volta. Non pensare mai che io non possa usare qualcuno che sta morendo per portare avanti il mio Regno. Una vita per me è preziosa fino al suo ultimo respiro. Oggi ho usato Elaine per condividere il vangelo con più persone di quanto tu abbia fatto nella tua intera vita.”
Con l’aiuto di Dio, mi sono laureata in medicina e ho completato la specializzazione in cure palliative. Attualmente lavoro come una consulente in cure palliative negli ospedali e nelle case dei pazienti. Ho anche avuto l’opportunità di lavorare per una casa di riduzione del danno che accoglie pazienti terminali senza fissa dimora con dipendenze, per dare loro una casa e una famiglia nei loro ultimi mesi o giorni di vita. A volte mi piace pensare a questa casa come ad un posto che Gesù avrebbe amato visitare, piena di persone con cui Gesù avrebbe condiviso una conversazione e un pasto. Questo è un percorso di carriera che non avrei mai pensato di intraprendere, ma adesso non potrei immaginare un lavoro che mi appassioni di più.
Ogni persona affronta una malattia terminale in un modo molto diverso. Alcuni con rabbia e odio. Altri lo accettano velocemente e cambiano le loro priorità di vita per trarre il massimo dai loro ultimi giorni. La maggior parte, ad un certo punto, si sentono persi e vulnerabili. Io ho l’opportunità di aiutare i pazienti e le loro famiglie a percorrere l’ultimo capitolo della loro vita, trasformandolo da tempo di paura a tempo di sicurezza e significato. Soprattutto, ho l’opportunità di mostrare l’amore di Cristo a coloro che si trovano di fronte a quel bivio (tra paradiso e inferno), prima di entrare nell’eternità.
Eppure, ci sono giorni in cui non è facile. Vedere persone morire ogni giorno è già di per sé un grande peso emotivo e mentale. Ma per un medico cristiano, la più grande tragedia è vedere persone morire ogni giorno senza accettare Cristo come Signore e Salvatore – l’unica Via per la vita eterna. Vivendo in una società che valorizza una verità pluralistica, c’è una grande pressione a rimanere in silenzio quando si tratta delle nostre convinzioni di fede personali, soprattutto a lavoro. Inoltre, nel 2015 il Canada ha legalizzato il suicidio assistito. Per coloro che credono che solamente Dio il Creatore ha l’autorità sul momento della nostra morte, questa legge ha un grande peso quando i pazienti ci richiedono questo servizio. Il messaggio che Dio ha impresso nel mio cuore durante il funerale di Elaine continua a ricordarmi del valore infinito che ogni vita ha per Lui, e rafforza la mia determinazione nel perseverare nel seguire Dio anziché la società.
Oltre alle sfide, questa è anche una grande stagione di opportunità. Noi non capiamo il proposito che Dio ha per la pandemia che stiamo attraversando in questo momento, ma essa sta sicuramente spezzando l’atteggiamento auto-sufficiente dei Nordamericani. Poter prevedere la propria morte porta spesso ad una crisi esistenziale che diventa una realtà non solo per i miei pazienti, ma anche per qualunque persona sana. La mia preghiera è che la contemplazione della loro mortalità, possa portare le persone a ricercare e trovare la verità.
Nell’autunno del 2019, ho avuto l’opportunità di partecipare alla conferenza Sydenham 2 (SYD2) di CMF a Londra per medici in formazione. Sono arrivata a Londra nel pieno di un periodo di burn-out nella mia carriera e nella mia vita personale. Alla conferenza, ho incontrato fratelli e sorelle che amavano il Signore con tutto il loro cuore, con tutta la loro anima, mente e forza, e che vivevano coraggiosamente per Lui di fronte alla sofferenza. Mi hanno ricordato la mia identità in Cristo, la dolce comunione con la famiglia di Dio che supera i confini e la gloria promessa nell’eternità a quelli che restano fermi nella fede. Poter adorare e condividere la propria vita con loro è stato un assaggio di Cielo.
Un momento che ancora oggi fa piangere il mio cuore di gioia è stato quando abbiamo cantato insieme la canzone di Getty: “C’è un trono altissimo più di ogni altro / a cui da ogni lingua ogni fedel accorrerà”. Dio ha usato i miei fratelli e le mie sorelle di ogni lingua per riaccendere la mia fiamma per Gesù e la sua causa. Non siamo soli nel vivere fedelmente per Gesù. C’è un gruppo di medici cristiani in Canada che stanno lottando per obbedire a Dio, [2] come ce ne sono in ogni nazione. Come medico canadese, non ho le stesse sfide dei miei colleghi nei Paesi in via di sviluppo, come ad esempio le poche risorse che portano ad un’alta mortalità dei pazienti che non possono permettersi le cure sanitarie. Tuttavia, in Nord America soffriamo di povertà spirituale. Abbiamo dimenticato il Signore che ci ha creati e che ha autorità sulla nostra vita e sulla nostra morte.
Prega che i figli di Dio nel mio Paese possano avere saggezza per essere come Ester nel palazzo – bocca, mani e piedi del Signore “per un tempo come questo” (Ester 4:14).
Riferimenti:
[1] il nome è stato cambiato
[2] cmdacanada.org
Link originale: https://www.cmf.org.uk/resources/publications/content/?context=article&id=27187
Traduzione a cura di Blanka Baracetti