Morena Giulio e la Dott.ssa Amalia Napoli sono due donne straordinarie coinvolte nella lotta a favore delle vittime della tratta sessuale. La loro esperienza è stata di grande incoraggiamento per i soci del gruppo A.M.I.C.O. di Milano. Da questo incontro nasce l’intervista che segue. Ci auguriamo in questo modo di sensibilizzare chi ci legge a sostenere un’opera tanto bella quanto efficiente come questa di “72 ore per Cristo”. Buona lettura…
Buonasera Morena e Amalia, parlateci di voi. Chi siete?
M.: Sono Morena Giulio e sono responsabile dell’unità di strada di “72 ore per Cristo” a Monza. Il nostro è uno dei progetti in gestione alla Beth-Shalom ONLUS. Noi ci prendiamo cura delle donne vittime della tratta del sesso.
A.: Io invece sono Amalia Napoli, lavoro come medico pediatra e mi occupo del programma sanitario di questo progetto.
Cos’è “72 ore per Cristo” e quando nasce quest’opera?
M.: 10 anni fa ho sentito nel cuore l’esigenza di aiutare una ragazza che era sul ciglio della strada. Lei era una giovane che si prostituiva. Mi misi in preghiera e contemporaneamente cominciai ad informarmi su cosa fosse il fenomeno della prostituzione. Una domenica, durante un sermone Dio mi parlò chiaramente: “Vai! Ora è tempo che tu vada”. Sotto questa ‘chiamata’ cominciai a fare quello che non sapevo fare. Parlai con un’amica della mia chiesa per farmi accompagnare ed uscimmo. Inizialmente la cosa era davvero ridicola! Non sapevamo come approcciarci con le ragazze, cosi lasciavamo dei volantini attaccati ai pali o incastrati tra le sbarre dei cancelli dove avrebbero potuto vederli. Nel giro di pochi giorni capimmo che non era quello il modo giusto. Quelle ragazze avevano bisogno d’amore.
Quindi?
M.: Quindi cominciammo a scendere dalle auto per parlare con loro, per abbracciarle e per amarle. Questo atteggiamento le stupisce perché mentre il mondo intero le scredita (dalle auto volano oggetti o insulti per ferirle) noi offriamo loro una speranza e parole di cambiamento. Trovammo ragazze deluse dall’umanità, con dei muri di diffidenza altissimi. Questi muri possono essere scalati solo dall’amore di Dio. Iniziammo a parlar loro di Dio e del fatto che le amasse anche a quelle condizioni.
Però amarle non basta! Immagino che queste ragazze si siano sentite fare più volte delle belle promesse che poi si sono tramutate in bugie se non in incubi…
M.: Il vero amore si tramuta sempre in azione. Il vero amore agisce. Gesù scese sulla terra per sporcarsi le mani con noi. Egli portò un cambiamento concreto in tutte le persone che incontrò. Egli sfamava chi aveva fame, guarì chi era malato, perdonò chi si sentiva in colpa. Gesù amò perché agì.
Le richieste di aiuto sono arrivate immediate ed abbondanti. Ci siamo dovuti organizzare.
Prima di chiederti come avete fatto ti pregherei di spiegarci ciò che non sappiamo sulle vittime della schiavitù sessuale.
M.: Quello che succede in strada è molto forte. Sulle nostre strade ci sono donne che arrivano dall’Africa, dall’Albania, dalla Romania e la reazione di molti di noi che le vedono catapultate per strada è tendenzialmente screditante. Sapere ciò che queste ragazze vivono cambia tutto. Pensate a quelle rumene o albanesi! Spesso arrivano perché sedotte da un bel ragazzo, che sembra amarle corteggiarle e prometterle un matrimonio ed un futuro roseo in Italia. Questo processo ovviamente dura molto tempo. Nessuno si fiderebbe della prima persona che incontra. Poi quando arrivano qui trovano degli abitini succinti su un letto e vengono scaraventate per strada. Ritrarsi a questo trattamento significa subire abusi, violenze, picchiamenti.
Poi ci sono le ragazze africane che sono la maggior parte. Abbiamo conosciuto ragazze nigeriane che subiscono un trauma già a partire dal loro ambiente familiare. Spesso sono i loro parenti o amici di famiglia che le vendono al racket mafioso. Molte di loro vengono sottoposte a riti vudù prima di partire. Si tratta di vere e proprie cerimonie di maledizioni delle quali saranno vittime se non stanno al gioco. E’ difficile spiegar loro che questo non avverrà mai! Le caratteristiche cruente ed essoteriche di questi riti le segna infatti psicologicamente per anni anche dopo la libertà dalla loro schiavitù. Prima di arrivare sulle nostre strade passano per la Libia, dove vengono violentate ed abusate per mesi dai trafficanti di corpi. Molte di loro arrivano gravide e con delle ferite che arrivano all’anima.
In situazioni così tragiche come si fa a trasformare parole d’amore in atti d’amore? Cosa avete fatto concretamente?
M.: Nell’arco di pochi anni abbiamo sentito forte l’esigenza di fare qualcosa di più e chiedevamo al Signore di farci capire come. Finalmente nel 2012 Dio rispose alle nostre preghiere, infatti Gennaro Chiocca avendo saputo della nostra attività ci propose di entrare a far parte della nascente Beth-Shalom ONLUS.
Così nacque “72 ore per Cristo”, uno dei progetti sponsorizzati dalla Beth-Shalom. In breve tempo il gruppo di volontari si è moltiplicato ed ora abbiamo circa 180 collaboratori sparsi in tutta Italia, con alcune iniziative nascenti anche all’estero. Dio è meraviglioso.
Raccontaci cosa fate per queste ragazze, dal primo incontro alla loro liberazione…
M.: Tra le nostre attività organizziamo delle uscite per le strade della durata di 72 ore. Da qui il nome della nostra associazione. Tutto comincia così, con una missione di 3 giorni. La realtà romana per esempio nasce in questo modo, dopo che una chiesa locale ci ha chiamati per organizzare 72 ore di evangelizzazione tra le strade. Ci hanno fornito il supporto logistico per accogliere la nostra equipe e noi abbiamo pensato al resto. Noi la mattina prima di uscire abbiamo un momento di raccoglimento in preghiera e poi ci dividiamo. I volontari ruotano su 3 turni di lavoro per 72 ore consecutive, notte e giorno. Organizziamo delle uscite di circa 6-8 persone. I membri dell’equipe sono scelti in base alle caratteristiche della zona. Del luogo di lavoro vogliamo sapere tutto, abbiamo 72 ore di tempo e vogliamo incontrare più ragazze possibile. Sapere chi incontreremo e che lingua parlano è fondamentale per ottimizzare i tempi. Portiamo con noi degli intermediari culturali e delle figure professionali specializzate che ci aiutino ad approcciarle. Arrivati per strada cerchiamo il contatto con ciascuna di loro. Offriamo loro da bere o qualcosa da mangiare, intavoliamo un discorso, le mettiamo a proprio agio. Il primo passo è abbattere una barriera e far loro capire che non saremo l’ennesima delusione. Che Cristo non sarà per loro l’ennesima delusione. In seguito ci presentiamo e spieghiamo cosa offriamo e come possiamo aiutarle.
Cosa fate se una di loro vi chiede aiuto?
M.: Attiviamo per loro un progetto sanitario, legale e di istruzione. In sostanza le aiutiamo a ricostruirsi una vita. Il programma che attiviamo per loro è individuale. Abbiamo 3 tipi di alloggi dove ospitarle in base al livello di assistenza di cui queste ragazze hanno bisogno ed in base al loro livello di autonomia. Abbiamo case di prima accoglienza, di semi-autonomia e di autonomia completa. Abbiamo anche “la casa delle mamme” che ospita le ragazze con bambini a seguito e che quindi hanno bisogno di determinate cure e attenzioni. Tra le figure professionali che collaborano con noi abbiamo il counselor, lo psicologo, l’infermiere, il medico, l’assistente sociale e degli operatori volontari. Le ragazze intraprendono dei percorsi di studio e vengono seguite le loro attitudini professionali. Ci prendiamo cura dei loro bambini e della loro salute. Alla fine queste ragazze diventano autonome, si sentono libere ed alcune rimangono a collaborare con noi in questo progetto.
Qual è il vostro rapporto con le autorità locali?
M.: Siamo riconosciuti dal Ministero degli Interni come un’associazione che si occupa di vittime della tratta sessuale. Collaboriamo con i servizi sociali e con la Questura. Il loro supporto è fondamentale. Ogni nostra missione ed uscita è autorizzata dalle forze dell’ordine.
C’è il rischio che il sistema mafioso che teneva schiave le ragazze le reintercetti?
M.: La Questura collabora con noi affinché questo non succeda. Le ragazze che entrano nei nostri programmi sono molto coraggiose e riescono a denunciare i loro aguzzini.
Amalia, arriviamo a te! Qual è il ruolo del medico in tutto questo.
A.: Io sono il medico responsabile del progetto sanitario. Mi rendo reperibile 24h su 24 per la realtà Lodigiana. Il grosso del mio lavoro è stato instaurare una rete di collaborazione con l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Lodi grazie a cui le nostre ragazze entrano in un programma di screening di malattie sessualmente trasmesse (HIV, HBV, HCV, sifilide ecc.), di vaccinazione, e di screening della malattia tubercolare. Tutte le ragazze che risultano positive intraprendono le terapie necessarie e sono seguite nei follow-up del caso. In qualità di pediatra mi occupo anche dei 15 piccoli ospiti di questa struttura. Recentemente la mia ultima vittoria è stato ottenere la possibilità di utilizzare un ambulatorio comunale per le prime visite e per seguire i bilanci di salute di ciascuna delle ospiti.
Quali difficoltà incontri nel tuo lavoro?
A.: Il grosso della spesa sanitaria devoluto alle ragazze finisce in spese odontoiatriche. Questo è un punto dolente che stiamo cercando di risolvere. Speriamo di trovare presto il supporto di qualche collega odontoiatra.
Tutto quello che fate è grandioso! Dalla strada ad una casa rifugio, dalla solitudine al sentirsi amate, dagli incubi ai sogni di speranza. I vostri punti di forza sono senz’altro tanti, ma se ti chiedessi di parlarmi del principale?
A.: Noi nasciamo in contrasto alla prostituzione ed il motore che ci muove è la fede in Cristo! Sentiamo di volerlo fare perché crediamo che Dio abbia un progetto per queste vite. Egli sa perfettamente come deve toccare il loro cuore con la sua Parola. Per noi è un momento di grande vittoria quando queste anime decidono di entrare in associazione e riusciamo a strapparle via dalla strada. Cristo è morto sulla croce anche per loro e le ama. Anche noi le amiamo. Credo sia questa la nostra arma vincente.
Questa storia ti ha colpito e desideri collaborare con la realtà di “72 ore per Cristo”?
- Prega per questo progetto
- Dona il tuo 5×1000 all’associazione Beth-Shalom ONLUS, Codice Fiscale 92558840150
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Articolo redatto dal Dott. Roberto Di Benedetto