Quanto segue è la testimonianza di quanto sta vivendo in questi giorni una nostra collega in Lombardia. Quello che sta succedendo nelle “zone rosse” merita di essere raccontato nella speranza che faccia riflettere. Noi di A.M.I.C.O. abbiamo pensato di farlo dando voce ai nostri colleghi direttamente coinvolti in questa guerra. In queste ore la vita di tutti noi è cambiata profondamente. Per qualcuno potranno sembrare esagerate le restrizioni che ci sono state imposte. Per noi operatori sanitari la vita non è cambiata profondamente, ma è stata completamente stravolta. Siamo abituati ad accompagnare i nostri pazienti alla morte, fa parte della nostra formazione e del nostro lavoro, ma così no! Tutto è troppo rapido, i numeri di chi non ce la fa è troppo alto ed a questo onestamente non eravamo pronti. Abbiamo bisogno anche noi della nostra dose di conforto, di qualcuno che ci dica che andrà tutto bene e che ce la faremo. Dio è con noi!
Chi può deve lavorare da casa, ma noi no, non possiamo, siamo in trincea!
Suona la sveglia. Dopo un caffè al volo e una preghiera di ringraziamento mi dirigo al lavoro. Ma so che non sarà una giornata come le altre. Appena arrivata misurano la temperatura:
- “36.3 °C, Ok può entrare”.
Poi indosso la mascherina, la divisa e via. Il clima è teso, sono tutti preoccupati e discutono sull’organizzazione. Visitare i pazienti non è più lo stesso: reparti isolati, camici monouso, mascherine che non lasciano respirare e mani consumate dall’utilizzo compulsivo del gel idroalcolico. Telefonate ai parenti che non possono entrare per comunicare se il loro caro sta bene o morirà. Posti letto quasi esauriti per cui bisogna decidere chi continuare a curare e chi no. Tutto ciò ha un nome: CORONAVIRUS. Ha una corona, ma niente di regale. Ha costretto l’Italia all’isolamento, ci ha fatto diventare degli emarginati. Quello che sembrava solo un lontano fenomeno, un’esagerazione mediatica si è trasformato in una vera guerra. Tutte le scuole sono chiuse, addirittura hanno bloccato lo svolgimento dei culti, chi può deve lavorare da casa. Ma noi no, non possiamo, siamo in trincea, anzi, proprio questo è il momento in cui c’è più bisogno.
Cosa ci deve insegnare tutto questo?
- A stare più attenti all’igiene. Dopo tutto anche la Bibbia, nel Levitico, ci descrive una serie di norme igieniche che il popolo d’Israele doveva adottare per prevenire le epidemie.
- Ad essere ubbidienti alle autorità ed a pregare per loro:
“Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è autorità se non da Dio, e quelle che esistono sono stabilite da Dio.” (Lettera ai Romani 13:1)
- A sottomettere ogni pensiero a Dio:
“Facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo” (2 Corinzi 10:5)
- A non lasciarci spaventare, ma a chiedere a Dio la pace necessaria per essere di conforto anche agli altri:
“Vi lascio pace. Vi do la mia pace. Io non do come il mondo la dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti.” (Giovanni 14:27)
- A spegnere la televisione per approfittare di questo momento di isolamento per leggere di più e pregare di più.
La mia giornata è giunta al termine. Mi vengono in mente tanti pensieri, la stanchezza mi assale. Apro anche io la mia Bibbia:
“Dio è per noi un rifugio ed una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà. Perciò non temiamo se la terra è sconvolta, se i monti si smuovono in mezzo al mare, se le sue acque ruomoreggiano, schiumano e si gonfiano, facendo tremare i monti. C’è un fiume i cui ruscelli rallegrano la città di Dio, il luogo santo della dimora dell’Altissimo. Dio si trova in essa: non potrà vacillare. Dio la soccorrerà al primo chiarore del mattino” (Salmi 46:1-5)
Ora sono pronta ad affrontare un’altra giornata con la certezza che Dio, ci sosterrebbe anche se camminassimo nella valle dell’ombra della morte. Pregate per tutti coloro che come noi lavorano in corsia, affinché Dio ci preservi dal male e ci dia la forza di andare avanti.
Dott.ssa Verlingieri Simona – specializzanda in Medicina Interna – Milano