John Greenall prova a dare risposta ad alcuni “perché”
Perchè sei qui? Questa non vuole essere una domanda filosofica o astratta, ma una semplice domanda con la quale molti di noi si trovano a lottare. Vogliamo servire Dio. Ma tra tutti gli impegni della nostra vita quotidiana, spesso ci facciamo intrappolare dai “cosa” della vita – “cosa fai” … o “cosa vuoi diventare”?
Ma è il tuo “perché” che si trova sotto la superficie di ogni decisione che prendi. È quello che ti dice cosa fare. Molti di voi che state leggendo in questo momento diranno che forse non sono ancora sicuri di quale sia il loro “perché”. Forse siete gelosi di quelle persone che sembrano così sicure di quello che faranno nel futuro; o vi sentirete paralizzati dall’ansia di non capire quale sia il piano di Dio per la vostra vita.
Una volta che sai il “perché” sei qui, il “cosa” verrà di conseguenza o diventerà improvvisamente meno importante. “Dove andrò a fare la Specializzazione?”. Se il tuo “perché” non ti dà una risposta a questa domanda, allora forse non è così importante. “Dovrei scegliere una specializzazione o il corso di Medicina Generale?” Di nuovo, se il tuo “perché” non ti dà una risposta, allora Dio potrebbe usarsi di te in egual modo in entrambi i casi.
Come studenti di medicina cristiani, perché siamo qui?
Dopo aver lottato con problemi relativi alla propria vocazione, valore e guida durante gli anni di formazione, la dottoressa e missionaria Helen Roseveare era appena arrivata al suo primo incarico in Africa. Una volta scesa dall’aereo, incontrò il direttore del campo locale, che le disse:
Se pensi di essere venuta in questo campo di missione perché sei migliore degli altri, o perché sei una delle migliori della tua chiesa, o a causa della tua laurea in medicina, o per il servizio che puoi fare per la chiesa africana, o anche per le anime che potresti vedere salvate, sappi che fallirai. Ricordati, il Signore ha sostanzialmente un solo proposito per ciascuno di noi, ed è di renderci più simili a Gesù. Egli è interessato alla nostra relazione con Lui stesso. Lascia che sia Lui a prenderti e a formarti come Lui desidera; e tutto il resto troverà il posto che merita. (1)
Il Catechismo Minore di Westminster ci chiede “Qual è il fine ultimo dell’uomo?”. La risposta è “amare Dio e godere della Sua presenza per sempre” (2). Noi glorifichiamo Dio quando obbediamo alle chiamate della Scrittura. Siamo chiamati ad essere santi; (3) ad obbedire il gran comandamento di amare Dio e nostri fratelli; (4) e di adempiere al grande compito affidatoci, di fare discepoli. (5) Come possiamo farlo? Facendoci più siili all’immagine di Gesù Cristo. (6)
L’antico teologo Agostino disse, in maniera molto concisa, “Ama, e fa’ ciò che vuoi”. In altre parole, non ci serve unna chiamata divina per ogni decisione, per ogni “cosa” nella nostra vita. Possiamo glorificare Dio nella nostra specializzazione, e fare la specializzazione che vogliamo. Possiamo glorificare Dio nelle nostre relazioni, e sposare chi vogliamo. “Cosa” facciamo non è tanto importante quanto il “perché” lo facciamo – per glorificare Dio.
“Cosa” facciamo fa venire fuori il “perché” siamo qui.
Gesù stesso conosceva il suo “perché”, il che lo includeva dover dire no talvolta anche a cose buone. Quando gli veniva chiesto rimanere per guarire più persone o per compiere altri miracoli, rispondeva “Anche alle altre città bisogna che io annunci la buona notizia del regno di Dio; poiché per questo sono stato mandato” (Luca 4:43). La chiamata – e la passione – dell’apostolo Paolo era proprio di “portare i poli all’ubbidienza” (7) e di predicare ai Gentili. Anziché farsi bloccare dalle tante opzioni e opportunità davanti ai suoi occhi (ricordati che poteva viaggiare liberamente attraverso tutto l’impero), si faceva guidare dal suo “perché”. (8)
Allo stesso modo, tutti noi abbiamo una “forma”, che dovremmo scoprire quale sia, per fare la nostra parte nel grande quadro di Dio. I nostri doni, le nostre esperienze, le nostre passioni e la nostra personalità contribuiscono tutti a farci comprendere il nostro “perché”. “Cosa” facciamo verrà poi automaticamente dal “perché” siamo qui, che è diverso per ciascuno di noi. Ho parlato con quattro giovani colleghi credenti, recentemente, che mi hanno raccontato in maniera molto chiara e appassionata, i loro “perché” – uno sa che è per aiutare le persone a crescere in gruppo; uno per essere un endocrinologo di successo; uno è appassionato di giustizia sociale nel campo della sanità; un altro si sente portavoce di bambini fragili e vulnerabili in quanto vittime di abuso. I loro “perché” li aiutano ad andare avanti anche quando il “cosa” diventa complicato. Per molti, il “perché” non si limita al lavoro di medico. Il loro “perché” si mostra anche in altre aree, come il tempo libero e l’impegno nella chiesa.
E quindi, cosa ha a che fare tutto questo con il tema della leadership? In generale, comprendere il nostro “perché” ci aiuta a crescere facendoci guidare le nostre stesse vite. Ma è anche di fondamentale importanza capire come noi stessi siamo formati, per poter guidare gli altri nel modo migliore. Il risultato ci darà un enorme senso di liberazione. Non devi paragonarti a persone che stanno facendo cose “più” grandi” o “più importanti” di te. Impara a capire quando nessuna delle opzioni tra cui sei chiamato a scegliere è quella giusta. Sei libero di dire no! Ai medici viene spesso chiesto di prestare servizio in tante aree diverse, e se ti concentri sul “perché” sarà più facile capire quando dire “no” a qualcosa che anche altri possono fare, con la certezza che stiamo però facendo ciò che spetta a noi e basta.
Come scoprire il tuo “perché”
Per prima cosa, chiediti “Cosa mi fa arrabbiare?” oppure “Quali ruoli tendo ad assumere e perché?”. Prima di andare a letto, pensa a cosa ti ha fatto sentire più vivo durante il giorno – durante un tirocinio, una lezione o una conferenza. Per esempio, “l’interazione con la famiglia del paziente in reparto è stata molto gratificante. Non ho fatto nessuna operazione complicata a quel bambino, ma sento di essere bravo a comunicare con i genitori”. Con il tempo, imparerai a capire cosa ti emoziona e questo potrebbe aiutarti a decidere quale percorso seguire per la tua carriera professionale, per sfruttare al massimo i tuoi punti di forza.
In secondo luogo chiedi, a chi ti conosce bene, cosa pensano che ti appassioni. In particolar modo, rivolgiti a dei cristiani che condividano il tuo desiderio di onorare Dio. Potrebbero darti un consiglio in base a come ti vedono interagire con determinate persone. Gli amici che ti conoscono meglio, spesso riescono a vedere il tuo “perché” in maniera più chiara di te, e conoscono i donni che Dio ti ha donato.
Terzo, trova altri colleghi credenti! Abbiamo tante risorse, conoscenze, e soprattutto membri reali con i quali potrai parlare! Organizzati per prendere un caffè con qualcuno di loro. Organizza una chiamata Skype con un medico in missione. Ascolta cosa li appassiona. Cerca qualcuno che abbia un “perché” simile al tuo e lasciati guidare.
Infine, ricordati che comprendere il “perché” è un processo lungo che ti accompagnerà per tutta la vita. Prova, e vedi come va, anche con l’aiuto di qualcuno che ti possa giudicare. Corri dei rischi. Cosa hai da perderci? Come cristiani possiamo lavorare a partire dalla nostra identità, non per la nostra identità. Partendo dalla sicurezza che abbiamo nella nostra identità in Cristo, possiamo rispondere a tutte le chiamate e mettere a frutto i nostri doni ed andare nel mondo a fare discepoli. Il tempo è breve, la nostra vita è un soffio, (9) e siamo chiamati a sfruttare le nostre vite come ricompensa per tutto ciò che Dio ha fatto per noi.
Il mio augurio è che il “perché” delle nostre vite, che vengono da Dio, possa portarci a glorificare Dio e godere della Sua presenza. Non c’è modo migliore o più soddisfacente di vivere la vita.
John Greenall è direttore generale del CMF e lavora come pediatra nel Bedfordshire.
RIFERIMENTI:
- Roseveare H. Dammi questa montagna
- Catechismo Minore di Westminster
- 1 Tessalonicesi 4:7
- Matteo 22:37-40
- Matteo 28:18-20
- Romani 8:29; 2 Corinzi 3:18
- Romani 15:18
- 1 Corinzi 9:16
- Giacomo 4:14
Articolo tradotto da Giulia Dallagiacoma
Link originale: https://www.cmf.org.uk/resources/publications/content/?context=article&id=26806