Preghiera, personalità e temperamento

Pablo Martinez esplora come la nostra condizione psicologica influenzi il modo in cui nutriamo le nostre vite spirituali.

Punti chiave:

  • Ogni cristiano è unico; le caratteristiche della nostra vita spirituale sono diverse da persona a persona.
  • Il nostro tipo di personalità si rifletterà nel modo in cui preghiamo. Un introverso starà bene con il silenzio e la meditazione. La preghiera di un estroverso sarà breve e orientata verso l’azione.
  • La grande sfida nel discepolato cristiano è essere disposti ad accogliere le persone che Dio ha creato molto diverse da noi.
  • Essere consapevoli delle preferenze della nostra personalità ci aiuterà a trovare tipi di preghiera che “funzionano” per noi.

Perché trovo difficile pregare?

Perché alcuni cristiani sembrano avere una  facilità naturale a pregare?

Perché trovo difficile sentire la presenza di Dio quando prego?

Il mio problema è una mancanza di fede?

Queste domande frequentemente sentite riflettono una realtà importante: le nostre preghiere non sono influenzate solo dalle condizioni spirituali ma anche da altre cose. Tre fattori hanno un potente effetto sulle nostre vite di preghiera. Due di loro hanno un’influenza permanente e continua: il nostro temperamento e la nostra personalità. Sono strettamente collegati al nostro carattere. Il terzo, le circostanze momentanee, vanno a seconda di fattori come la stanchezza, lo stress o anche i nostri ritmi quotidiani.

Ci sono due scopi principali per fornire questo articolo: in primo luogo voglio aiutare i tipici credenti che potrebbero essere in difficoltà inutilmente con la loro vita di preghiera e spiritualità. Molti cristiani credono che le loro difficoltà siano peccaminose, non capendo che molto spesso sono il risultato della loro stessa condizione emozionale.  Dobbiamo pensare alla preghiera senza sensi di colpa, perché troppo spesso associamo loro due. La preghiera non dovrebbe essere solo un peso in più nella vita, ma un piacere da godere.

Il mio secondo scopo è aiutare i credenti a sviluppare le loro vite di preghiera al loro massimo potenziale e ad essere più consapevoli di come questi possano essere influenzati dai loro temperamenti e personalità. Preghiamo in modo diverso perché siamo diversi l’uno dall’altro. L’accettazione reciproca tra i singoli cristiani e le chiese può essere notevolmente migliorata come risultato della comprensione del principio fondamentale, secondo il quale la varietà è un tesoro che arricchisce, non un ostacolo che disturba.

Con l’analisi dei fattori psicologici della preghiera, non voglio minimizzare il ruolo di colui che “intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili” (Romani 8:26b). Non ci sarebbe nient’altro più lontano della mia reale intenzione. Sarebbe un errore, tuttavia, ignorare la notevole influenza che la nostra condizione psicologica ha sulla nostra vita spirituale in generale e sulla nostra vita di preghiera in particolare.

Perché il nostro temperamento, la personalità e le circostanze ci influenzano così tanto? La risposta è che siamo un’unità di corpo, mente e spirito. Questi tre interagiscono in modo tale che quando il corpo soffre, anche la nostra mente e il nostro spirito sono influenzati. Quando CH Spurgeon, il famoso predicatore, subì un doloroso attacco di gotta, il suo umore è stato gravemente affetto. Un problema fisico stava influenzando il suo stato d’animo e talvolta poteva aver influito sulla sua predicazione. Tutti noi conosciamo degli esempi di questa interazione tra le nostre diverse parti.

La preghiera di Cristo nel Getsemani, una delle più grandiose preghiere di sempre, è un esempio evidente di questo principio. Gesù ha pregato con le lacrime agli occhi e l’angoscia nella sua anima (Ebrei 5:7), ma queste emozioni non lo hanno fermato di cercare il volto di suo Padre con tutto il suo cuore. Quella sera era sotto stress intenso – da solo (i discepoli si erano addormentati), stanco, affrontando tortura e morte – ma questo non interruppe mai la preziosa comunione con il Padre. Infatti, le parole di Gesù nel Getsemani ci danno un capolavoro di preghiera. Gesù aveva bisogno di piangere: era profondamente ansioso. Questo non lo rende un peccatore – la depressione di sé stessa non è un peccato. Le sue lacrime mentre pregava non lo rendevano meno spirituale ma pienamente umano. Il suo bisogno di riversare tutta l’angoscia del suo cuore dimostrò che era veramente “tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato.” (Ebrei 4:15)

Come il temperamento ci influenza 

Vediamo brevemente come il temperamento influenza realmente le nostre vite di preghiera. Il temperamento è la parte più costituzionale – o genetica – del nostro carattere, essendo principalmente determinato da fattori biologici. Il temperamento non può essere cambiato ma può essere modellato a somiglianza di Cristo e controllato dallo Spirito Santo. Sarebbe inutile aspettarsi un drastico cambiamento nella composizione genetica di una persona, ma possiamo aspettarci il lavoro “lucidante” dello Spirito Santo. La nuova nascita non cambia il temperamento, sebbene la grazia ci aiuti a conviverci.

Una delle classificazioni più utili del temperamento fu sviluppata da CG Jung (popolarizzato dopo come l’Indicatore Myers-Briggs). Mi piace perché enfatizza la flessibilità e una certa possibilità di cambiamento. Questo è importante perché a nessuno piace essere etichettato dentro a scatole chiuse. Dovremmo anche ricordare che ogni essere umano è unico e quindi le classificazioni sono sempre, piuttosto relative. Gli stereotipi sono l’opposto della varietà divina. La classificazione di Jung ruota intorno a due assi fondamentali:

  • L’attitudine generale nella vita di una persona: introversione – estroversione;
  • La funzione psicologica predominante di una persona. Jung descrive quattro tipi psicologici: pensante, sensibile, sensoriale e intuitivo.

Uno studio dettagliato sull’argomento, sopratutto su come ogni tipo di temperamento influenza la nostra vita di preghiera, si sviluppa nel mio libro Praying with the grain: How your personality affects the way you pray.(1) Qui vi darò solo un esempio: la vita di preghiera degli estroversi. La loro tendenza naturale è verso l’azione piuttosto che la meditazione. Saranno loro a fare le cose in chiesa perché a loro piace essere sempre attivi. Di conseguenza, trovano difficile mantenere una vita di preghiera regolare. Più una persona è estroversa, più trova difficoltà in pregare e di concentrarsi mentre prega – è troppo da fare! Gli introversi, da un’altra parte, sono molto più metodici e metteranno il tempo da parte.

Gli estroversi trovano difficoltà a coltivare la loro vita interiore, i loro pensieri e sentimenti fluiscono spontaneamente verso l’esterno. Quindi iniziare a pregare è come dover fare un enorme salto. Solitamente scelgono di pregare con gli altri invece che da soli. Gli incontri di preghiera danno loro l’opportunità di relazionarsi con gli altri, che è proprio la fonte di energia di cui hanno bisogno per iniziare a pregare. Una volta che sono nell’atmosfera di un gruppo, godono poter partecipare; questa caratteristica della comunità è solo il tipo di stimolo di cui hanno bisogno per riscaldarsi spiritualmente. Per loro, la preghiera è legata al servizio e all’azione. l’obbiettivo delle loro richieste sono i bisogni del mondo piuttosto che il loro mondo interiore, a differenza dell’introverso.

La parte difficile del discepolato

L’esortazione di Paolo ad accettarsi gli uni gli altri (Romani 15:7) – alcune versioni lo rendono “ricevere” o “accogliere” l’un l’altro – è una parte difficile del discepolato. L’insieme di fattori genetici, biografici e circostanziali rende ogni individuo un piccolo universo molto diverso da tutti gli altri. Ciò si riflette nel modo in cui comprendiamo e viviamo la nostra fede.

Per questo motivo dobbiamo capire che molte di queste differenze non derivano da una maggiore o minore quantità di fede, ma sono il risultato del nostro modo di essere. Ricordati che nessun temperamento è migliore di nessun altro. Tutti loro hanno caratteristiche ammirevoli se visti da una prospettiva divina. Il Signore può usare ognuno di noi così come siamo, con tutte le nostre virtù e difetti, e spesso ci usa nonostante le nostre debolezze, ma attraverso loro. Dio ha dato al tipo intuitivo un’enorme capacità di devozione. Ma quest’ultimo non dovrebbe quindi giudicare il tipo sensoriale come superficiale e semplicistico perché le loro preghiere sono più brevi e più spontanee. Allo stesso modo, il tipo sensoriale non deve accusare l’intuitivo di avere sempre la testa tra le nuvole. Il tipo pensante non deve lamentarsi del fatto che il tipo sensibile sia ipersensibile, tutto cuore e niente testa. Il tipo sensibile non dovrebbe rifiutare il tipo pensante come semplicemente un intelletto freddo.

Dal punto di vista del temperamento, nessun tipo di spiritualità è superiore a nessun’altra. La chiesa è un corpo multidimensionale che contiene una moltitudine di differenze. Una di queste differenze è il temperamento. Fortunatamente l’unità della chiesa non dipende dall’uniformità dei suoi membri.

È confortante raggiungere alla conclusione che il temperamento è il segno che imprime una singolarità individuale nella nostra relazione con Dio. Il nostro codice temperamentale è così personale che non c’è alcuna possibilità di essere copiato. Pertanto, proprio come nessun altro essere umano ha le stesse impronte digitali, neanche due credenti avranno un’esperienza spirituale identica. Questo sigillo personale e distintivo della nostra fede, così profondamente innestato nei nostri temperamenti, costituisce uno dei beni più preziosi nella vita di ogni credente e della chiesa.

Pablo Martinez è uno psichiatra, autore e insegnante biblico, con sede in Spagna.

Riferimenti:

  1. Pubblicato da Monarch Books and Elevation, 2012. Questo libro è attualmente disponibile in 14 lingue.

Link originale: https://www.cmf.org.uk/resources/publications/content/?context=article&id=26352

Traduzione a cura di Joao Vitor Nardi