Jo Blaker racconta come un errore giudiziario abbia portato a un ministero per i prigionieri in Uganda.
Dieci anni fa, Godfrey Kule si trovava in una prigione ugandese dopo essere stato falsamente accusato di aver rubato delle attrezzature dal suo ufficio a Kasese. Godfrey aveva stretto un buon rapporto con il suo capo e i suoi colleghi ne erano invidiosi, quindi inscenarono una rapina e presa dell’attrezzatura, incolpando Godfrey per la perdita. Fu arrestato e messo in prigione per 70 giorni. Mentre era lì, Godfrey fu costretto a lavori forzati nei campi, fu picchiato dalle guardie ed ebbe un attacco d’asma per il quale quasi morì, perché non gli fu concesso alcun trattamento. Ed ha sofferto in diverse altre “storie non raccontate”.
Tuttavia, Godfrey credeva che Dio aveva uno scopo per lui nella sua sofferenza. Fece amicizia con i suoi compagni prigionieri, la maggior parte dei quali si rese conto che, proprio come lui, non erano colpevoli. (Mi è stato detto da fonti affidabili che circa il 70% dei prigionieri in Uganda sono in custodia cautelare oppure innocenti e che le persone possono aspettare molti anni per la loro udienza in tribunale). Godfrey ascoltò le loro storie, imparò come funzionava il sistema della prigione, iniziò gli studi biblici e decise di provare a migliorare le loro condizioni una volta liberato dal carcere. Ha così creato in cuor suo un’iniziativa chiamata Centro per Speranza e Vita Durante e Dopo la Prigione (dall’inglese Center for Hope And Life in and After Prison Initiative- CHALAPI) e, una volta liberato, ha dimostrato la sua innocenza e perdonato i suoi colleghi, e ha infine reso CHALAPI una realtà.
Usando le conoscenze acquisite, Godfrey iniziò con l’acquisto di telefoni per ogni prigione in modo che i prigionieri potessero far sapere ai loro cari dove si trovavano e per consentire loro di contattare un avvocato. Da allora, CHALAPI ha sostenuto i figli dei prigionieri pagando le loro rette scolastiche e organizzando corsi di formazione in falegnameria, produzione di scarpe e sartoria per coloro che sono stati recentemente liberati dal carcere, in modo da ridurre la loro necessità di ricorrere al crimine. Ha anche fondato una scuola nella prigione principale dove gli insegnanti incarcerati istruiscono gli altri prigionieri che non sono stati in grado di completare la loro istruzione primaria. La prigione è ora riconosciuta come un centro d’esame ufficiale e diversi prigionieri hanno ricevuto l’istruzione di base necessaria per poter ottenere un lavoro.
Godfrey informa i detenuti dei loro diritti durante il processo giudiziario e li aiuta a metterli in contatto con possibili datori di lavoro al momento del loro rilascio. Ha anche negoziato l’istituzione di un tribunale per controversie di modesta entità, in modo che anziché essere imprigionati per un piccolo debito, possano lavorare per ripagarlo.
Godfrey è un padre di famiglia intelligente, affidabile, entusiasta e rispettato, che negli ultimi anni ha portato enormi miglioramenti alla vita dei prigionieri, degli ex detenuti e delle loro famiglie. È molto conosciuto nella città e nei dintorni per la sua difesa dei prigionieri ed ha drasticamente migliorato l’atteggiamento della gente locale nei loro confronti. Questo ha aumentato le possibilità dei prigionieri di reinserirsi nella comunità al momento del rilascio. Godfrey chiede a tutti gli ex detenuti di diventare membri di CHALAPI: si paga una piccola quota associativa che serve a finanziare i diversi progetti. Godfrey non riceve alcun compenso per il suo lavoro, ma sopravvive grazie alla generosità degli altri e al suo saggio uso del poco che ha.
Allora perché lo fa? Perché in Matteo 25:36, la Bibbia dice: “fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi”, e in Ebrei 13:3 “Ricordatevi dei carcerati, come se foste in carcere con loro; e di quelli che sono maltrattati, come se anche voi lo foste!”.
Come cristiani, siamo incaricati di prenderci cura dei bisogni dei poveri e degli emarginati, anche di quelli in prigione. In effetti, almeno otto dei libri del Nuovo Testamento sono stati scritti dal carcere e la maggior parte degli autori del Nuovo Testamento erano detenuti!
Come ho conosciuto Godfrey
Ho conosciuto Godfrey cinque anni fa, mentre facevo volontariato per un paio di settimane all’ospedale di Kagando, un piccolo ospedale missionario vicino a dove opera la CHALAPI. Facevo l’infermiere da 28 anni e all’epoca lavoravo come infermiere forense presso la polizia del Sussex. Mi sono ritrovato attratto dalla piccola prigione nelle vicinanze e quando ho sentito la storia di Godfrey, Dio mi ha dato il desiderio di aiutare i prigionieri. Ho sentito Dio dire chiaramente: “Questo è quello che voglio che tu faccia”.
Sono stato coinvolto con PRIME International, un’organizzazione di beneficenza nell’area sanitaria, per diversi anni. Insegnavano l’importanza della medicina compassionevole riguardo alla persona nella sua interezza, prendendo in considerazione l’impatto della malattia su corpo, mente, spirito, famiglia e comunità, con i valori con cui Gesù guariva le persone.
Tre anni fa, Godfrey e io ci siamo resi conto che l’assistenza sanitaria nelle carceri è scarsa perché gli agenti penitenziari non sono istruiti riguardo a problemi di salute generali, come ad esempio l’asma di Godfrey. Abbiamo così deciso di organizzare un corso di formazione sanitaria per gli agenti, per istruirli sui problemi di salute come l’asma, l’importanza della qualità del cibo e dell’igiene delle mani, sui problemi di salute mentale, sull’importanza delle cure spirituali e sull’impatto che l’essere in prigione può avere sulla famiglia. Abbiamo preparato un programma di tre giorni e nel 2017, con un team di altri tre tutor dell’associazione PRIME, abbiamo insegnato a circa 20 agenti penitenziari e anche ad alcuni detenuti! Alcuni ufficiali che inizialmente erano riluttanti a unirsi, furono presto colpiti dallo stile di insegnamento coinvolgente e informale. Abbiamo ricevuto feedback eccellenti.
La notizia del corso di formazione si è ampiamente diffusa e, negli ultimi due anni, Godfrey e io abbiamo organizzato seminari simili con operatori sanitari di villaggi, pastori e leader di comunità nell’area locale. Godfrey mi traduce e incentra l’insegnamento in un contesto familiare. Questi operatori sanitari sono per lo più inesperti e volontari, ma sono le persone a cui gli abitanti del villaggio si rivolgono se sono malati.
Abbiamo già tenuto quattro seminari di due giorni in quattro località remote e abbiamo insegnato a circa 150 operatori sanitari in tutto. Viene identificato come “vincitore” un partecipante ad ogni sessione di formazione, che viene fornito di un volantino ed è incoraggiato a continuare con dei corsi di aggiornamento e ad insegnare a coloro che non sono in grado di partecipare. Altre iniziative includono ad esempio le stazioni di lavaggio delle mani, che sono state installate al di fuori dei bagni pubblici. Mi è stato detto che nell’ultimo anno non ci sono stati casi di colera in una comunità per questo motivo. Anche l’incidenza di diarrea e vomito è diminuita e ciò ha attirato l’attenzione dei funzionari locali della sanità pubblica.
Uno di questi gruppi voleva imparare come prendersi cura di qualcuno con un infarto. Mentre ero lì, in un villaggio in montagna raggiunto dopo 40 minuti di moto taxi su strade sterrate, senza farmaci ed avendo l’ospedale cardiaco più vicino ad almeno sette ore in auto a Kampala, mi chiedevo cosa avrei potuto dire. Ho suggerito che potevano pregare per il loro paziente e la loro famiglia, poiché ciò dimostra compassione: prendersi cura spiritualmente, del paziente e della sua famiglia e della salute mentale è il tipo di assistenza sanitaria che considera la persona nella sua interezza.
Con mia enorme sorpresa, questi concordarono prontamente con me dicendo “sì, possiamo farlo”, e i sorrisi sui loro volti quando si resero conto che potevano aiutare il loro paziente, nonostante non avessero alcun supporto medico, mi ha fatto pensare. Con tutti i vantaggi medici che abbiamo nel mondo sviluppato, spesso dimentichiamo quanto possa essere vitale e potente la preghiera. Hanno lasciato il corso entusiasti.
Poiché non sono ancora in pensione, posso visitare l’Uganda solo una volta all’anno per tre settimane. Anche se questo è solo un breve periodo di tempo, essere in grado di fare una tale differenza in una comunità è estremamente gratificante per me. Credo fermamente nell’incoraggiare le comunità locali a prendersi cura di sé stesse, piuttosto che, come un estraneo, andare e dire alla gente cosa fare.
Ho il privilegio di avere un collega come Godfrey e ringrazio Dio per le opportunità che ci offre. Non so mai esattamente come andranno le cose, ma Dio benedice sempre i nostri sforzi e riesce a moltiplicare il lavoro delle nostre mani quando poniamo i nostri piani davanti a Lui. Come dice in Proverbi 16: 3 “Affida al Signore le tue opere, e i tuoi progetti avranno successo”. L’opera di Dio a volte può essere molto impegnativa, ma basta che noi gli diamo ciò che abbiamo. È sempre così entusiasmante vedere cosa Dio fa con esso.
Jo Blaker è un infermiere che ora lavora in una casa di cura, come infermiere di elisoccorso e come tutor presso PRIME.
Puoi leggere di più su CHALAPI su https://www.chalapi.com/
Puoi leggere di più su PRIME su https://prime-international.org/
Link originale: https://www.cmf.org.uk/resources/publications/content/?context=article&id=27044
Traduzione a cura di Joao Vitor Nardi