“E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore, che è lo Spirito.” (2 Corinzi 3:18)
La cosa più incredibile di questa vita è che Dio desidera che noi peccatori rispecchiamo la sua santità e la sua gloria. Ma come possiamo farlo? Lo specchio, non avendo luce propria, può riflettere la luce solo quando è rivolto verso di essa. Allo stesso modo, l’uomo può riflettere la gloria di Dio solo quando è rivolto verso Gesù e si trova in una giusta relazione con lui, che è la luce di questo mondo. Più gli obbediamo, più il suo Spirito lavora in noi per renderci come lui. Lasciamolo operare quotidianamente in noi per permetterci di rispecchiarlo in ogni area della nostra vita.
Mio zio Daniel era un fotografo professionista. Ogni volta che visitavo il suo studio sapevo che quando non stava fotografando qualcosa potevo trovarlo nella camera oscura. Le ore che passava in quella camera facevano la differenza tra una fotografia mediocre ed una di livello superiore. La foto era scattata nello studio, dove il soggetto veniva impresso sulla pellicola nell’istante in cui era esposta alla luce; ma quello era solo l’inizio. La pellicola doveva poi essere sottoposta ad un accurato processo di sviluppo, che richiedeva buio, la giusta temperatura, alcune sostanze chimiche specifiche e del tempo. Solo attraverso questo procedimento l’immagine impressa sulla pellicola poteva essere messa in risalto e stampata.
Allo stesso modo, nel momento in cui riceviamo la salvezza viene impressa nel nostro cuore un’immagine indelebile del nostro Salvatore. Ma per manifestare attraverso la nostra vita la bellezza del carattere di Cristo, dobbiamo essere sottoposti ad un processo che dura tutta la vita. Affinché l’immagine di Cristo risalti in noi, dobbiamo accogliere con gioia le difficoltà e le prove attraverso le quali Dio decide di disciplinarci e plasmarci. Questa “camera oscura” favorirà lo sviluppo nella nostra vita di un ritratto spirituale che riflette l’immagine di Cristo.
Richard Wurmbrandt, un pastore rumeno, fu messo in prigione per diversi anni, dove soffrì a causa della sua fede e dell’amore per Gesù. Nella sua stessa prigione c’era un giovane ateo che era molto attratto dal modo di vivere del pastore perché questi impartiva lezioni di inglese raccontando episodi della vita di Cristo. Una volta il giovane comunista chiese, colpito dal suo carattere, chi fosse Gesù. Il pastore rispose: “Molti amano Gesù e vogliono seguirlo. Se vuoi veramente sapere chi è Gesù guarda la mia vita, perché io seguo lui”. “Se Gesù è così, anche io voglio amarlo e seguirlo”. La vita del pastore rifletteva Cristo, così gli altri carcerati erano attratti da Gesù, anche in una buia prigione piena di miseria.
In campo medico ci troviamo spesso di fronte alla sofferenza e incontriamo persone che sono nel bisogno. Che grande privilegio diventare degli specchi che riflettono l’amore di Dio nei loro confronti. Una stretta relazione con Gesù ci consente di farlo.
Signore, serviti di me come uno specchio vivente
per brillare nei luoghi oscuri del cuore umano.
Ulteriori letture: Mt 5:14-16. Fil 2:15-16. 1 Tes 1:6.
Traduzione a cura di Debora Merone
Link originale: https://www.cmf.org.uk/doctors/devotion/?id=devotion&day=29&month=2